Dal Racconto di Becca Stubbs che è venuta a trovarci a Settembre 2021.
Trovate il suo racconto in versione originale nel suo Blog
www.brandnewday.travel.blog/
“Climb more mountains” è un verso di una delle mie poesie preferite “The Station”. Una poesia sul godersi il viaggio della vita e non concentrarsi sulla destinazione. Questo è decisamente un consiglio che ho voluto seguire lo scorso fine settimana.
(La poesia dice anche ‘Mangia più gelato’….un’altra regola che prendo molto sul serio!)
Se sei un ciclista come noi e stai per leggere questo racconto allora potrai capire la filosofia che ci ha ispirato durante questo viaggio; altrimenti, se non vai in bicicletta, forse l’unica conclusione che potresti trarre alla fine del racconto è che siamo assolutamente fuori di testa!
Un nostro amico ciclista che vive qui a Napoli è stato così gentile da organizzare un viaggio a Bormio in Lombardia. Anche lui non vedeva l’ora di conquistare una delle più grandi salite di tutti i tempi. La salita più emozionante del Giro d’Italia. L’Everest del mondo del ciclismo, il Passo dello Stelvio! È la strada asfaltata più alta d’Italia e la seconda più alta di tutte le Alpi. È stata dichiarata “la più grande strada percorribile al mondo” da Top Gear ed è una mecca per motociclisti e ciclisti che condividono tutti lo stesso obiettivo: arrivare in cima dove l’altimetro segna 2.757 m.
Quindi è stato per questo motivo che ci siamo ritrovati tutti insieme (noi e la nostra coppia di amici) sul nostro amato furgone diretti a Nord, con il retro stipato di tre biciclette, kit da ciclismo e barrette sufficienti per rifornire di energia tutto il nostro gruppetto! Grazie anche a Caroline, la moglie del nostro amico, che ci accompagnava nel ruolo di supporter ed alternandosi alla guida, siamo arrivati così a destinazione 11 ore dopo la partenza!
I nostri amici, avendo trascorso a Bormio diverse vacanze invernali negli ultimi 10 anni, conoscevano già bene la zona; anche se, a detta loro, in estate è molto diversa senza il suo vestito innevato di bianco! Quando i nostri amici vengono a sciare qui, per loro c’è un solo posto dove alloggiare, Hotel Alpi e Golf! Questo tradizionale e splendido hotel alpino si trova ai margini di Bormio, immerso nel verde e con una pittoresca vista sulle montagne. È gestito dalla famiglia Cantoni, Michele e sua moglie Lara con l’aiuto del padre di Michele, Alfredo. Per i nostri compagni è stato come rivedere la famiglia dopo lungo tempo, è stato bello assistere al loro incontro. Anche noi siamo stati accolti con il più caloroso dei benvenuti e si può dire che chiunque soggiorni qui ritrovi quella sensazione di “tornare a casa”. L’edificio è un glorioso mix di legno tradizionale con accenti moderni che gli dà quell’atmosfera lussuosa. Dopo un lungo viaggio “on the road”, entrare in hotel è stato come ricevere un caloroso abbraccio! Le camere hanno assolutamente tutto ciò che si può desiderare e la vista sulle montagne è solo la ciliegina sulla torta. Dopo esserci cambiati velocemente, siamo scesi per un drink ed una deliziosa cena a base di prodotti locali presentati magnificamente. Visto il duro tragitto che ci aspettava il giorno successivo, ci siamo trattenuti dall’ordinare altro vino e siamo andati a dormire presto!
Fortunatamente la mattina successiva le nuvole che ci avevano tenuto compagnia nei giorni precedenti erano scomparse ed al loro posto abbiamo salutato un sole splendente ed un cielo azzurrissimo. Una giornata assolutamente perfetta per andare in bicicletta in montagna. Mentre facevamo scorte di energie grazie alla generosa colazione in hotel, i miei nervi iniziavano a cedere al pensiero della gigantesca sfida che mi attendeva di lì a poco. Come in un mulinello, i miei pensieri continuavano a ronzarmi nella mente; ‘Non sono abbastanza in forma per farlo. Non voglio fallire. E se fosse troppo ripido in alcuni punti? Non sono abbastanza sicura di come affronterò la discesa. ecc. ecc. Ma grazie ai preparativi sono riuscita a distrarmi e prima che me ne rendessi conto eravamo già sul furgone, sulla strada per il paese. La salita dello Stelvio per antonomasia è in realtà dal lato opposto rispetto a dove alloggiavamo a Bormio. Quindi ci siamo trovati di fronte al dilemma di come arrivare dall’altra parte, a Prato allo Stelvio. Avremmo potuto pedalare dal nostro hotel, ma avrebbe significato fare quasi tutta la salita, scendere e poi risalire. Così Caroline si è offerta molto gentilmente di affrontare una strada da far rizzare i capelli anche ai più esperti al volante e portarci fino al confine svizzero dove avremmo iniziato la discesa lungo il Passo dell’Umbrail, in Svizzera, giù per la valle, e di nuovo far ritorno in Italia per cominciare la salita. Una scelta di cui siamo rimasti soddisfatti a fine giornata! Così, dopo una foto di gruppo, abbiamo salutato Caroline ed in tre siamo partiti per la lunga, gelida e tortuosa discesa verso Santa Maria. Mentre volavamo giù per la montagna, le cime rocciose e scoscese hanno lasciato il posto a verdi pascoli ondulati con limpidi ruscelli e cascatelle che affiancavano la strada. Arrivati a Santa Maria, ci sembrava di essere entrati in un set cinematografico.
Le facciate degli edifici sono ricoperte di dipinti decorativi che incorniciano finestre e porte mentre fioriere dai colori vivaci rifiniscono splendidamente il tutto. Proseguendo lungo il resto della valle abbiamo poi goduto della gioia di un percorso tortuoso, con grande sollievo delle pastiglie dei freni della mia bici! Prima che ce ne accorgessimo avevamo già percorso 21 miglia senza quasi toccare i pedali! Ma ci attendeva ancora la salita. Prima di svoltare e ritrovarsi sulla SS38 e quindi di fronte alla salita ci siamo augurati buona fortuna. Quello che è successo dopo è stato inaspettato e leggermente demoralizzante. Avevamo appena superato il cartello che segnava l’inizio della salita, che ci informava dei dolorosi 24 km che ci aspettavano, quando siamo stati sorpassati da altri ciclisti. Questo già di per sé è molto demoralizzante, ma il morale è sceso ancora più in basso quando ci siamo resi conto che il ragazzo che era appena volato via in un batter d’occhio aveva solo una gamba! Tanto di cappello a lui! Abbiamo ritrovato il sorriso dopo aver, a nostra volta, superato un gruppetto di ragazzi olandesi che indossavano una maglietta molto riconoscibile e dal nome blasonato…Willies!
I primi chilometri non sono stati male, con una pendenza media del 5% abbiamo trovato il ritmo giusto ed il panorama con i suoi pendii ricoperti di pini è stato una gradevole distrazione. Superato il paese di Trafoi però le cose si sono fatte più serie! Dopo aver girato il primo tornante mi sono resa conto che ce ne sarebbero stati altri 47 da percorrere! “Continua a pedalare.” È stato Il mantra costante che girava nella mia mente. La pendenza media è poi salita all’8% con tratti più ripidi che si sono alzati lungo il percorso. Infine Il bosco di pini si è aperto per premiarci della vista sulle montagne innevate al lato opposto della valle e mentre ci spingevamo sempre più in alto ci siamo trovati di fronte ad uno dei tanti ghiacciai di questa zona, annidato orgogliosamente tra le sue cime rocciose. La conversazione tra di noi è diminuita con l’aumentare del dolore e presto l’altitudine ha avuto il suo effetto, vista la crescente difficoltà a riprender fiato; ancora una volta il paesaggio ci ha aiutato a distrarci ed ho un ricordo nitido, con un misto di emozioni, di una curva in particolare. I segnali sono numerati in ordine inverso in modo da sapere quanti tornanti mancano alla cima. Poco prima del tornante numero 24, gli alberi si riducono a cespugli e si può finalmente vedere il coronamento di questa salita. La strada a zigzag scompare su per la montagna fino a dove si intravede la cima del passo. La fine ora si può vedere ma la strada è ancora così lunga. Però, che impressionante opera di ingegneria! E così inizia l’ultima fatica, le mie gambe, dopo il riscaldamento in salita, si sono alleggerite ed ho iniziato a sentirmi abbastanza bene. Potevo apprezzare la vista degli uccelli in volo, dei fiori selvatici colorati e delle marmotte cinguettanti che sfrecciavano tra i ciuffi d’erba. L’atmosfera pacifica delle montagne era in qualche modo smorzata dal rombo delle motociclette e delle auto che passavano a gran velocità. Ma il fastidio si è trasformato in accettazione perché su una strada come questa, chi potrebbe biasimarli.
I numeri dei tornanti si sono fatti a cifre singole e finalmente siamo arrivati in cima! Ce l’abbiamo fatta! Siamo stati accolti da quella che può essere descritta solo come un’atmosfera di festa! Il Passo dello Stelvio è vivo di trambusto. C’è una fila di negozi di souvenir che vendono di tutto, dalle maglie da ciclismo alle marmotte di peluche, ci sono ristoranti, caffè e venditori ambulanti che vendono hot dog e pretzel. Miracolosamente c’era ancora il sole accompagnato da una leggera brezza; così dopo le foto d’obbligo ci siamo goduti un pranzo all’aperto a base di salsicce e patatine!
Era rimasto solo il piccolo problema di tornare a Bormio. Non so chi fosse più nervosa, se io in bici o Caroline alla guida del furgone! Per fortuna siamo tornati tutti sani e salvi ed in alcuni punti mi sono persino ritrovata di ottimo umore. È stata una sensazione meravigliosa attraversare Bormio fino all’hotel, dove siamo stati accolti con gioia da Michele e Alfredo. Abbiamo percorso 50 miglia con 6.000 piedi di dislivello.
Ottimo… lavoro fatto…. Potevamo finalmente celebrare il traguardo raggiunto con abbondanza di vino e cibo a sazietà…no, non ancora! Avremmo dovuto attendere ancora 24 ore poiché l’istigatore del viaggio aveva altri piani in serbo per noi! Abbiamo fatto un giro nel pittoresco centro storico di Bormio e ci siamo goduti un meritato gelato. Inutile dire che la cena di risotto e stinco di agnello quella sera è stata molto apprezzata ma per quanto riguarda il vino avremmo dovuto trattenerci ancora un po’. Sebbene non fossi ancora così sicura di voler pedalare il giorno dopo, ho pensato che la vita è troppo breve per non fare almeno un tentativo. Così il giorno dopo mi son ritrovata in sella alla bici, pronta a partire.
Partiti da Bormio questa volta abbiamo cominciato subito la salita. Il Gavia ed il Mortirolo ci stavano aspettando! Insieme allo Stelvio sono le tre cime più apprezzate dai ciclisti professionisti e le più attese del Giro d’Italia, tutte e tre così diverse ma ugualmente belle. I primi chilometri da Bormio a Santa Caterina non sono stati male ma poi la pendenza è aumentata ed il lavoro si è fatto serio. La strada era molto meno trafficata di quella del giorno prima e anche molto più stretta trasmettendo un’atmosfera più selvaggia e autentica del luogo. Ancora una volta siamo saliti e risaliti per la valle, tornante dopo tornante fino a quando la vegetazione si è ridotta e si poteva vedere la strada girare intorno ad un promontorio più avanti. C’è stato un momento in particolare in cui pensavo di essere di fronte ad una discesa, ma ho continuato pedalare rendendomi conto più tardi di aver scambiato una salita con pendenza del 5% al posto di una discesa! Sulla cima siamo stati accolti dalla vista inaspettata del Lago Bianco e dietro l’angolo il ristorante che segna la cima del passo. Il Passo Gavia era stato conquistato! Ora il Mortirolo ci aspettava. La discesa, però, non è stata piacevole! A causa dell’ambiente aspro e selvaggio, il fondo stradale era terribile, la strada era così stretta ed in aggiunta per ampi tratti non erano presenti i guardrail; la discesa è stata lunga! Non sono mai stata così contenta di vedere una linea bianca in mezzo alla strada ed il guardrail a lato! I miei compagni ciclisti, più coraggiosi di me, sono sempre stati di supporto.
A questo punto c’era ancora una grande vetta da conquistare ed era il Mortirolo, una salita più breve ma più ripida delle due precedenti. Non posso dirti molto di questa salita perché il dolore ha preso tutta la mia attenzione; probabilmente chiunque avrebbe potuto strisciare più velocemente di quanto stavo pedalando io! Il paesaggio non è stato così impressionante come nelle salite precedenti, ma la strada era davvero tranquilla e remota. Ad un certo punto quando il dolore alla schiena e ai piedi era troppo forte, sono dovuta scendere dalla bici. Ma dopo aver preso del tempo per me stessa ed essere stata abbracciata e confortata da Mr BND ho in qualche modo conquistato i successivi chilometri di dislivello e raggiunto la cima! Non rimaneva altro che la discesa e l’ultimo tratto di una pista ciclabile incontaminata che ci ha portato lungo il fiume fino a Bormio. Con le montagne come sfondo ci è sembrato di essere accolti da una standing ovation!
Posso onestamente dire che quel giorno ho compiuto l’impresa più difficile che mi sia mai stata presentata. Anche mentre sto scrivendo, quattro giorni dopo la salita, la schiena mi fa ancora male e i muscoli sono doloranti, ma ne è valsa la pena per ogni sforzo di pedale fatto, per ogni fitta muscolare patita e per ogni lacrima versata. È stato uno dei migliori fine settimana di sempre! Non avrei potuto farlo senza il meraviglioso supporto dei nostri amici e di mio marito a cui sono così grata. Quando ci siamo trasferiti in Italia 18 mesi fa, riuscivo a malapena a pedalare su per la più piccola delle colline. Mi rendo conto che ho provato molta rabbia, pensavo che dopo il cancro ed il trattamento per guarire non sarei più riuscita ad affrontare una fatica così grande. Ma questo ultimo fine settimana mi ha insegnato che non ci sono limiti, tutto è possibile e a non mollare mai! (Evviva i cliché!)