Se le parole ascensione –  in –  vetta vi portano con la mente direttamente sull’Himalaya ed alle eroiche, o a volte tragiche, imprese di scalatori professionisti; cercheremo, invece, di rimodellare il vostro immaginario verso vette più modeste.

Lo facciamo perché crediamo che l’emozione di “arrivare in cima” la debbano provare tutti, o perlomeno, quelli che vogliono fare quel tanto di fatica per conquistare l’obiettivo.

 

Scalare la montagna* è un’azione profondamente intrecciata, a livello simbolico, con le difficoltà che incontriamo anche nella vita quotidiana.

Quando cominciamo un nuovo progetto od una nuova relazione, questi inizi sono paragonabili all’emozione della partenza verso la montagna scelta. I primi passi sono caratterizzati dall’eccitazione della scoperta, da un certo nervosismo ed ansia da prestazione per quello che ci attende, ma che ancora non conosciamo, e la freschezza di una mente aperta a tutto!

 

Queste sensazioni però non durano a lungo, si trasformano lungo il tragitto, già alle prime difficoltà o momenti impegnativi, la nostra mente si focalizza sull’errore e sul dubbio. Abbiamo fatto la scelta giusta? Siamo sufficientemente pronti e preparati?

In realtà sono le tossine che parlano e tutto quello strato di negatività e staticità accumulato precedentemente e che desidera ostacolare la nostra salita ed il nostro rinnovamento.

Fino a condurci ad abbandonare l’impresa e a gettare la spugna.

Per coloro che perseverano invece scopriranno che la forza di volontà può guidarci attraverso le salite più impervie. In montagna così come nella vita. A passi lenti e focalizzandosi sul respiro, si possono superare i momenti più difficili.

Abbiamo scelto il monte scale per guidarvi in questa piccola impresa alpinistica perché è la vetta ideale per chi vuole cimentarsi per la prima volta in un’autentica piccola scalata (anche senza averlo mai fatto precedentemente).

Certo è necessario aver alle spalle un certo adattamento al cammino ed alla fatica.

 

IL MONTE SCALE (come arrivare alla croce del Monte Scale)

Il percorso più indicato per una prima volta è quello che comincia alla fine del lago sorgivo delle Scale.

Si può raggiungere prendendo la macchina in direzione di Cancano (in alta stagione ricordatevi che è accessibile pagando 5 euro di pedaggio o in alternativa si può scegliere la navetta che parte da Bormio).

Superate le Torri di Fraele si incontrerà, appunto, il laghetto delle Scale, alla fine del quale si può lasciare l’auto.

Poco più sopra comincia il sentiero.

La prima parete rimane più verdeggiante e corre lungo un sentierino costeggiato lateralmente da pini mughi. Dopo circa 40 minuti di percorrenza si giunge già ad un primo punto panoramico che guarda proprio in direzione delle dighe e dei due laghi artificiali di Cancano.

 

Laghi di Cancano

 

È consigliabile, dopo aver fatto le foto di rito, proseguire senza sostare a lungo perché la parte “difficile” rimane ancora davanti a voi.

Finita la vegetazione, infatti, comincia il sentiero roccioso e vi troverete ad affrontare il punto più tecnico della salita. Una sorta di piccola arrampicata lungo un costone roccioso più franabile. È giusto rimanere focalizzati sui propri movimenti e non prendere sottogamba la traversata. Ma non è nemmeno necessario spaventarsi più del dovuto. Non c’è pericolo di cadute importanti e la parte di sentiero più sicura è ben visibile dall’altra parte. L’importante è tenere il peso direzionato verso la parete e le mani posizionate sui punti di ancoraggio più saldi.

Raggiunto il sentiero e riposizionato il corpo in posizione eretta, tirate un bel sospiro, ce l’avete fatta! Ora guardatevi intorno e ammirate con soddisfazione il panorama ed il punto fin dove siete arrivati.

Godetevi l’attimo ma è ora di proseguire, la vetta non è ancora raggiunta, e non è ancora il momento di lasciarsi andare.

Dopo ancora un tratto di salita meno impegnativa si giungerà ad un bel prato pianeggiante. Ora potete lasciare qui le cose più pesanti. Eventualmente preparare un piccolo angolo per una merenda al sacco.

E, finalmente alleggeriti, partire per la vetta che si trova proprio a pochi metri sopra di voi.

Il sentiero per raggiungerla è stretto ma molto semplice e la parte più bella è che rimane nascosta fino alla fine; solo dopo aver superato l’ultima parte di rocce si aprirà a voi con magnificenza e grande emozione.

Uno spettacolo da lasciare senza parole unito anche alla gioia per la fatica che, a questo punto, sarà ampiamente ricompensata.

Le ultime impressioni le lasciamo a voi perché a questo punto il viaggio e l’emozione è tutta vostra. Noi vi abbiamo solamente accompagnato con le parole.

 

Al rientro avrete due possibilità, riprendere il percorso fatto in salita oppure scendere dalla parte frontale. Dove però bisogna fare attenzione in quanto, benché non ci siano passaggi “tecnici”, il sentiero è sicuramente più friabile ma tutto sommato più ampio di quello della salita. Insomma, attenzione a non scivolare!

Per sicurezza è giusto portare i bastoncini da trekking molto utili in questo tipo di discese. Il sentiero frontale si raggiunge da una galleria che rimane visibile dal prato dove saggiamente vi sarete fermati a mangiare qualcosa per riprendere le energie.

 

Non dimenticatevi mai di riportare via le vostre carte e plastiche per poterle poi differenziare una volta in hotel o in appartamento.

 

 

*Il primo racconto simbolico/spirituale di un’ascesa in montagna viene descritto moltissimo tempo fa niente poco di meno che da F.Petrarca.

Nella sua “ascesa al monte Ventoso” lo scrittore racconta questo parallelismo tra la vita (nel suo caso spirituale) e la montagna da scalare.

“Ma come spesso avviene, a un grosso sforzo segue rapidamente la stanchezza, ed eccoci a sostare su una rupe non lontana. Rimessici in marcia, avanziamo di nuovo, ma con più lentezza; io soprattutto, che mi arrampicavo per la montagna con passo più faticoso, mentre mio fratello, per una scorciatoia lungo il crinale del monte, saliva sempre più in alto.”

Per descrivere il turbamento che ci viene quando vediamo la facilità con cui altri scalano e ci precedono più facilmente.

Petrarca, però, scoprirà essendo molto legato alla cultura cristiana e religiosa, che quello che stava cercando in realtà non stava lì sulla cima del Monte Ventoso ma in una meta ancora più difficile da raggiungere e da scalare, ossia quella nostra interiore.

“E gli uomini vanno ad ammirare le altezze dei monti e i vasti flutti del mare e gli ampi letti dei fiumi e l’immensità dell’oceano e il corso delle stelle, e trascurano sé stessi”

 

 

 

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